I meccanismi che correlano il diabete con l’ipoacusia non sono ancora ben conosciuti, ma gli esperti hanno recentemente messo in luce l’effetto che la malattia ha sulla coclea (una porzione dell’orecchio interno).
Il diabete, infatti, provoca l’ispessimento delle pareti dei vasi sanguigni – con un ingrossamento medio di circa 3 micrometri – e danneggia così la coclea, che diventa incapace di convertire i suoni percepiti in impulsi nervosi. Una seconda ipotesi, invece, mette in evidenza come il diabete possa agire direttamente sui nervi, alterando la trasmissione dell’impulso a livello del nervo acustico e delle vie uditive centrali.
Gli esperti hanno anche identificato alcuni fattori di rischio che nelle persone diabetiche favoriscono lo sviluppo di un deficit dell’udito. Ad esempio, livelli di colesterolo HDL inferiori a 40 mg/dL aumentano di 2,20 volte il rischio di sviluppare una perdita uditiva per le frequenze medio-gravi. Le malattie coronariche e la neuropatia periferica, invece, sono maggiormente associate allo sviluppo di ipoacusia per le frequenze acute (rischio aumentato rispettivamente di 4,39 e di 4,42 volte).
Il diabete va ascoltato di più. Il testo audiometrico
IL DIABETE VA ASCOLTATO DI PIÙ: IL TEST AUDIOMETRICO
Dal Consensus Paper “Diabete e Udito” emerge chiaramente la necessità di inserire il test audiometrico nel controllo annuale di un paziente diabetico e di far sì che l’udito diventi un abituale argomento di discussione con il proprio medico. Dall’altro canto, però, anche un deficit dell’udito può diventare una spia della presenza di diabete ed è dunque opportuno monitorare le alterazioni della glicemia nelle persone con ipoacusia, così da diagnosticare precocemente un’eventuale condizione di diabete.