CENTRO ACUFENI Forlì
Seguiamo le persone affette da acufene da moltissimi anni e le aiutiamo a risolvere i disagi provocati dal convivere con questo disturbo, riducendo l’impatto che l’acufene provoca sulla loro vita.
Siamo un centro acufeni di Forlì operiamo in tutta la Romagna: Cesena, Forlì, Faenza, Ravenna, Rimini.
Per “acufene” o “tinnitus” (dal latino suono, tintinnio) s’intende in medicina la sensazione di percepire dei suoni nell’orecchio, senza che in realtà sia presente alcuno stimolo acustico esterno. Sono rumori fastidiosi, a volte anche intensi, che si possono percepire localizzati in una o in entrambe le orecchie, oppure genericamente all’interno della testa.
Possono esprimersi in molti modi: comunemente sono percepiti come fischi “sottili” di frequenza acuta, altre volte come ronzii più spostati verso le frequenze gravi, in altre occasioni hanno uno suono variabile e diffuso su tutte le frequenze dell’udibile (es. cinguettio, cicale, grilli, cigolio…), oppure sono di tipo pulsante come il cuore, o intermittente come uno scatto meccanico. Per quanto riguarda l’intensità, pur essendo un parametro misurabile con prove audiometriche di acufenometria, è di primaria importanza il suo effetto soggettivo, cioè il disturbo arrecato alla persona: un acufene, definito dalle prove audiometriche di lieve intensità, può essere percepito dalla persona come fastidiosissimo, intollerabile e portare alla totale incapacità di svolgere le normali azioni della vita quotidiana, così come acufeni di elevata intensità possono non recare un disagio eccessivo al soggetto.
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Gli acufeni non sono definibili come una specifica malattia, ma costituiscono il sintomo innocuo, di un disordine, di un malfunzionamento specifico a carico dell’orecchio o delle vie acustiche; molto spesso dietro all’acufene c’è solo un modestissimo danno all’orecchio interno o talvolta addirittura nessuna lesione. Nella maggior parte dei casi gli acufeni sono di tipo “soggettivo”, cioè possono essere percepiti solo dal soggetto che ne soffre; solo in rarissimi casi sono di tipo “oggettivo”, vale a dire sono ascoltabili anche da un esaminatore esterno. Gli acufeni oggettivi sono generati da un movimento meccanico all’interno del cranio o nel distretto cervico-facciale. Alcuni esempi sono costituiti da piccole contrazioni cloniche di alcuni muscoli o dalla rumorosità del flusso sanguigno nelle arterie. Gli acufeni soggettivi nascono all’interno delle vie uditive o del cervello e sono invece un suono “fantasma”, udibile unicamente dalla persona che ne soffre.
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Disturbo tutt’altro che infrequente, l’acufene, da diverse stime reperibili in letteratura, pare colpisca circa 17% della popolazione mondiale.
La forma peggiore, cioè quella in grado di creare una situazione d’allarme in chi ne è portatore, tanto forte da divenire invalidante, è presente in circa 5 persone su 100.
Nel 40% dei casi, pazienti con acufeni riferiscono anche iperacusia, ovvero una marcata intolleranza nei confronti dei rumori esterni, che può giungere alla fonofobia, vera e propria “fobia” nei confronti del rumore. Anche in questo caso, il disagio può essere severo, affliggendo lo stile di vita del paziente. L’iperacusia può manifestarsi anche in persone con udito normale.
CAUSE
Le possibili cause individuate del tinnitus sono:
1. affezioni dell’orecchio esterno, come un banale tappo di cerume;
2. patologie dell’orecchio medio:
– otiti catarrali acute e croniche,
– otosclerosi, o patologie più rare come fistole artero-venose,
– tumori glomici,
– problemi muscolari (mioclono dello stapedio, mioclono palatale, tuba d’Eustachio beante).
3. L’acufene di origine neurosensoriale può essere causato da patologie del recettore periferico (orecchio interno), delle vie e dei centri uditivi o di entrambi i sistemi. Le affezioni della coclea e del nervo acustico sono causate principalmente da:
– patologie vascolari,
– esposizione a rumore (ipoacusia da trauma acustico cronico),
– farmaci,
– età (presbiacusia),
– malattie degenerative (labirintopatie tossiche, Malattia di Ménière),
– dismetaboliche e neoplastiche (neurinoma del nervo VIII),
– malattie autoimmuni.
4. Le affezioni delle vie, dei nuclei e delle aree uditive centrali sono in genere causate da malattie vascolari, da patologia degenerativa ed espansiva del tronco encefalico e del sistema nervoso centrale.
5. E’ importante inoltre aggiungere che, accanto alle cause sopra descritte, altre cause sono state ipotizzate (ma non ben accertate), le quali non interessano l’apparato uditivo, ma sono rappresentate da affezioni di diversa natura, tra le quali ricordiamo:
– disordini dell’articolazione temporo-mandibolare;
– malformazioni vascolari;
– fistole artero-venose;
– lesioni arteriosclerotiche dei tronchi sovraortici;
– patologie a livello del rachide cervicale; disfunzioni tiroidee; anemie; epatopatie croniche;
– ipercolesterolemia;
– ipertensione arteriosa;
– diabete mellito.
In una consistente percentuale di casi, inoltre, non è possibile individuare alcuna causa evidente; quindi molti soggetti che soffrono di acufeni hanno un buon udito e non sono affetti da patologie individuabili. In questi casi si parla di “acufene soggettivo idiopatico”, vale a dire, da causa sconosciuta.
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TERAPIE
In considerazione delle difficoltà, in molti casi, di individuare una sicura origine dell’acufene, la quasi totalità delle terapie farmacologiche comunemente prescritte, per lo più incentrate sulla microcircolazione dell’orecchio o sulla somministrazione di “tranquillanti” per sedare le reazioni emotive ad esso associate, hanno dimostrato la loro sostanziale inefficacia; così come le terapie non farmacologiche, tra le quali la stimolazione elettrica ed elettromagnetica, l’agopuntura, gli ultrasuoni, il laser, l’ipnosi. Ciò, purtroppo, ha portato gli specialisti ad assumere un atteggiamento negativo nei confronti di questo disturbo.
ACUFENE E SISTEMA NERVOSO
Negli ultimi anni, invece, s’è data molta importanza alla percezione dello stimolo “acufene” a livello della corteccia uditiva . Si deve al Prof. P.J.Jastreboff, dell’Università del Maryland, lo sviluppo verso la fine degli anni ’80, del “Modello Neurofisiologico del tinnitus”, basato sulla teoria della plasticità cerebrale e sull’importanza, per la percezione dell’acufene, del ruolo giocato dalle connessioni tra il sistema uditivo, sistema limbico e sistema nervoso autonomo.
Da qui la nascita del trattamento terapeutico per l’acufene definito T.R.T. (Tinnitus Retraining Therapy – Terapia di Rieducazione al Tinnitus), che ha come preciso compito quello di “educare all’assuefazione della percezione dell’acufene”.
Questo modello si basa sull’importanza attribuita al fisiologico meccanismo di percezione di qualunque stimolo sonoro, sia che provenga dall’esterno o dall’interno del nostro corpo. Prima di raggiungere la corteccia cerebrale, qualunque messaggio è captato e valutato ad un livello sub-corticale non cosciente. Se un’informazione è classificata come sufficientemente importante, può raggiungere il livello corticale, dove avviene la percezione conscia delle informazioni; invece, se essa è ritenuta non sufficientemente importante, è rifiutata. Per esempio, quando parliamo con qualcuno in un ambiente affollato e con intenso rumore di fondo, possiamo focalizzare l’attenzione solo sul nostro interlocutore ed ignorare il rumore circostante, anche se questo ha un’intensità maggiore. Il nostro cervello, quindi, è capace di scegliere messaggi importanti ed ignorare quelli che non lo sono, senza che noi ce ne rendiamo conto; inoltre, le connessioni che presenta il sistema uditivo centrale con altri centri nervosi (sistema limbico, formazione reticolare), mettono in relazione l’udito con lo stato emotivo e l’apprendimento. Qualsiasi stimolo sonoro, infatti, prima di essere inviato al cervello, assume una specifica carica emotiva, che può variare nel tempo, in funzione del nostro stato d’animo e del contesto nel quale lo percepiamo; ciò è dimostrato anche dal fatto che, per ognuno di noi, esistono suoni in grado di evocare una sensazione gradevole (ad esempio una melodia, una risata) e suoni in grado di irritare o creare ansia.
Nel caso dell’acufene, uno sbilanciamento dell’attività neurale nel sistema uditivo, più frequentemente correlato ad un danno dell’orecchio interno, è captato dai recettori uditivi periferici ed, essendo un segnale nuovo, è amplificato dai centri sub-corticali, trasferito alla corteccia uditiva, percepito come «suono-acufene» e successivamente valutato a livello cognitivo. Nella maggior parte dei casi la presenza continua dell’acufene determina nel tempo un’abitudine di reazione al segnale: anche se la percezione è ancora possibile, si arriva progressivamente ad avere scarso o assente fastidio; questa situazione è tipica dei bambini o di adulti che considerano l’acufene come un evento naturale che non li disturba. In una minore percentuale di casi, le convinzioni, generalmente infondate, riguardo alla gravità di una lesione che avrebbe generato l’acufene, così come l’evoluzione del sintomo (“durerà per tutta la vita, diventerà più intenso, diventerò pazzo…”), inducono una sintonizzazione delle reti neurali a percepire il segnale-acufene; conseguentemente, questo aumenta la risposta emotiva avversa del sistema limbico (paura, ansia) e la reazione del sistema nervoso autonomo, aumentando così il fastidio.
Estratto da Tesi di Laurea di Stefano Ciavorella “Il trattamento dell’acufene mediante Tinnitus Retraining Therapy (T.R.T.)
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DA OLTRE 30 ANNI
CI OCCUPIAMO
DELL’UDITO
CENTRO ACUFENI
Seguiamo le persone affette da acufene da moltissimi anni e le aiutiamo a risolvere i disagi provocati dal convivere con questo disturbo, riducendo l’impatto che l’acufene provoca sulla loro vita.
Per “acufene” o “tinnitus” (dal latino suono, tintinnio) s’intende in medicina la sensazione di percepire dei suoni nell’orecchio, senza che in realtà sia presente alcuno stimolo acustico esterno. Sono rumori fastidiosi, a volte anche intensi, che si possono percepire localizzati in una o in entrambe le orecchie, oppure genericamente all’interno della testa.
Possono esprimersi in molti modi: comunemente sono percepiti come fischi “sottili” di frequenza acuta, altre volte come ronzii più spostati verso le frequenze gravi, in altre occasioni hanno uno suono variabile e diffuso su tutte le frequenze dell’udibile (es. cinguettio, cicale, grilli, cigolio…), oppure sono di tipo pulsante come il cuore, o intermittente come uno scatto meccanico. Per quanto riguarda l’intensità, pur essendo un parametro misurabile con prove audiometriche di acufenometria, è di primaria importanza il suo effetto soggettivo, cioè il disturbo arrecato alla persona: un acufene, definito dalle prove audiometriche di lieve intensità, può essere percepito dalla persona come fastidiosissimo, intollerabile e portare alla totale incapacità di svolgere le normali azioni della vita quotidiana, così come acufeni di elevata intensità possono non recare un disagio eccessivo al soggetto.
Gli acufeni non sono definibili come una specifica malattia, ma costituiscono il sintomo innocuo, di un disordine, di un malfunzionamento specifico a carico dell’orecchio o delle vie acustiche; molto spesso dietro all’acufene c’è solo un modestissimo danno all’orecchio interno o talvolta addirittura nessuna lesione. Nella maggior parte dei casi gli acufeni sono di tipo “soggettivo”, cioè possono essere percepiti solo dal soggetto che ne soffre; solo in rarissimi casi sono di tipo “oggettivo”, vale a dire sono ascoltabili anche da un esaminatore esterno. Gli acufeni oggettivi sono generati da un movimento meccanico all’interno del cranio o nel distretto cervico-facciale. Alcuni esempi sono costituiti da piccole contrazioni cloniche di alcuni muscoli o dalla rumorosità del flusso sanguigno nelle arterie. Gli acufeni soggettivi nascono all’interno delle vie uditive o del cervello e sono invece un suono “fantasma”, udibile unicamente dalla persona che ne soffre.
Disturbo tutt’altro che infrequente, l’acufene, da diverse stime reperibili in letteratura, pare colpisca circa 17% della popolazione mondiale.
La forma peggiore, cioè quella in grado di creare una situazione d’allarme in chi ne è portatore, tanto forte da divenire invalidante, è presente in circa 5 persone su 100.
Nel 40% dei casi, pazienti con acufeni riferiscono anche iperacusia, ovvero una marcata intolleranza nei confronti dei rumori esterni, che può giungere alla fonofobia, vera e propria “fobia” nei confronti del rumore. Anche in questo caso, il disagio può essere severo, affliggendo lo stile di vita del paziente. L’iperacusia può manifestarsi anche in persone con udito normale.
CAUSE
Le possibili cause individuate del tinnitus sono:
1. affezioni dell’orecchio esterno, come un banale tappo di cerume;
2. patologie dell’orecchio medio: – otiti catarrali acute e croniche, – otosclerosi, o patologie più rare come fistole artero-venose, – tumori glomici, – problemi muscolari (mioclono dello stapedio, mioclono palatale, tuba d’Eustachio beante).
3. L’acufene di origine neurosensoriale può essere causato da patologie del recettore periferico (orecchio interno), delle vie e dei centri uditivi o di entrambi i sistemi. Le affezioni della coclea e del nervo acustico sono causate principalmente da: – patologie vascolari, – esposizione a rumore (ipoacusia da trauma acustico cronico), – farmaci, – età (presbiacusia), – malattie degenerative (labirintopatie tossiche, Malattia di Ménière), – dismetaboliche e neoplastiche (neurinoma del nervo VIII), – malattie autoimmuni.
4. Le affezioni delle vie, dei nuclei e delle aree uditive centrali sono in genere causate da malattie vascolari, da patologia degenerativa ed espansiva del tronco encefalico e del sistema nervoso centrale.
5. E’ importante inoltre aggiungere che, accanto alle cause sopra descritte, altre cause sono state ipotizzate (ma non ben accertate), le quali non interessano l’apparato uditivo, ma sono rappresentate da affezioni di diversa natura, tra le quali ricordiamo: – disordini dell’articolazione temporo-mandibolare; – malformazioni vascolari; – fistole artero-venose; – lesioni arteriosclerotiche dei tronchi sovraortici; – patologie a livello del rachide cervicale; disfunzioni tiroidee; anemie; epatopatie croniche; – ipercolesterolemia; – ipertensione arteriosa; – diabete mellito.
In una consistente percentuale di casi, inoltre, non è possibile individuare alcuna causa evidente; quindi molti soggetti che soffrono di acufeni hanno un buon udito e non sono affetti da patologie individuabili. In questi casi si parla di “acufene soggettivo idiopatico”, vale a dire, da causa sconosciuta.
TERAPIE
In considerazione delle difficoltà, in molti casi, di individuare una sicura origine dell’acufene, la quasi totalità delle terapie farmacologiche comunemente prescritte, per lo più incentrate sulla microcircolazione dell’orecchio o sulla somministrazione di “tranquillanti” per sedare le reazioni emotive ad esso associate, hanno dimostrato la loro sostanziale inefficacia; così come le terapie non farmacologiche, tra le quali la stimolazione elettrica ed elettromagnetica, l’agopuntura, gli ultrasuoni, il laser, l’ipnosi. Ciò, purtroppo, ha portato gli specialisti ad assumere un atteggiamento negativo nei confronti di questo disturbo.
ACUFENE E SISTEMA NERVOSO
Negli ultimi anni, invece, s’è data molta importanza alla percezione dello stimolo “acufene” a livello della corteccia uditiva . Si deve al Prof. P.J.Jastreboff, dell’Università del Maryland, lo sviluppo verso la fine degli anni ’80, del “Modello Neurofisiologico del tinnitus”, basato sulla teoria della plasticità cerebrale e sull’importanza, per la percezione dell’acufene, del ruolo giocato dalle connessioni tra il sistema uditivo, sistema limbico e sistema nervoso autonomo.
Da qui la nascita del trattamento terapeutico per l’acufene definito T.R.T. (Tinnitus Retraining Therapy – Terapia di Rieducazione al Tinnitus), che ha come preciso compito quello di “educare all’assuefazione della percezione dell’acufene”.
Questo modello si basa sull’importanza attribuita al fisiologico meccanismo di percezione di qualunque stimolo sonoro, sia che provenga dall’esterno o dall’interno del nostro corpo. Prima di raggiungere la corteccia cerebrale, qualunque messaggio è captato e valutato ad un livello sub-corticale non cosciente. Se un’informazione è classificata come sufficientemente importante, può raggiungere il livello corticale, dove avviene la percezione conscia delle informazioni; invece, se essa è ritenuta non sufficientemente importante, è rifiutata. Per esempio, quando parliamo con qualcuno in un ambiente affollato e con intenso rumore di fondo, possiamo focalizzare l’attenzione solo sul nostro interlocutore ed ignorare il rumore circostante, anche se questo ha un’intensità maggiore. Il nostro cervello, quindi, è capace di scegliere messaggi importanti ed ignorare quelli che non lo sono, senza che noi ce ne rendiamo conto; inoltre, le connessioni che presenta il sistema uditivo centrale con altri centri nervosi (sistema limbico, formazione reticolare), mettono in relazione l’udito con lo stato emotivo e l’apprendimento. Qualsiasi stimolo sonoro, infatti, prima di essere inviato al cervello, assume una specifica carica emotiva, che può variare nel tempo, in funzione del nostro stato d’animo e del contesto nel quale lo percepiamo; ciò è dimostrato anche dal fatto che, per ognuno di noi, esistono suoni in grado di evocare una sensazione gradevole (ad esempio una melodia, una risata) e suoni in grado di irritare o creare ansia.
Nel caso dell’acufene, uno sbilanciamento dell’attività neurale nel sistema uditivo, più frequentemente correlato ad un danno dell’orecchio interno, è captato dai recettori uditivi periferici ed, essendo un segnale nuovo, è amplificato dai centri sub-corticali, trasferito alla corteccia uditiva, percepito come «suono-acufene» e successivamente valutato a livello cognitivo. Nella maggior parte dei casi la presenza continua dell’acufene determina nel tempo un’abitudine di reazione al segnale: anche se la percezione è ancora possibile, si arriva progressivamente ad avere scarso o assente fastidio; questa situazione è tipica dei bambini o di adulti che considerano l’acufene come un evento naturale che non li disturba. In una minore percentuale di casi, le convinzioni, generalmente infondate, riguardo alla gravità di una lesione che avrebbe generato l’acufene, così come l’evoluzione del sintomo (“durerà per tutta la vita, diventerà più intenso, diventerò pazzo…”), inducono una sintonizzazione delle reti neurali a percepire il segnale-acufene; conseguentemente, questo aumenta la risposta emotiva avversa del sistema limbico (paura, ansia) e la reazione del sistema nervoso autonomo, aumentando così il fastidio.
Estratto da Tesi di Laurea di Stefano Ciavorella “Il trattamento dell’acufene mediante Tinnitus Retraining Therapy (T.R.T.)